L’energia e il possesso delle materie prime nell’ambito
della guerra ha sempre avuto un ruolo fondamentale. In ogni epoca infatti le
grandi potenze militari hanno sempre cercato di arraffare il più possibile
queste fonti di sostentamento. Gli antichi
romani per esempio necessitavano di moltissimi materiali da costruzione
(pietre e malte),
metalli (avevano miniere di piombo e rame in Spagna ma anche miniere di ferro)
e moltissimo legname.
Il medioevo utilizza come principale fonte di energia il
legname ma vede per la prima volta, a partire dal 1300 circa, la sostituzione
con il carbone. Incomincia ad impiegare massicciamente anche l’energia
del vento e l’energia dell’acqua per la navigazione, per la costrizione di
mulini ed altri tipi di macchine come anche un grande sviluppo della
metallurgia (collegamento al blog di Andrea Famà).
Arrivando poi più vicini ai giorni nostri hanno fatto da
padroni assoluti sicuramente il carbone ed il petrolio insieme al possesso dei
metalli.
Si è capito quindi che energia e materiali sono talmente
importanti nell’economia della guerra che in moltissimi casi nella storia si
sono viste scatenare guerre proprio per la corsa al possesso dell’energia e dei
materiali.
“Le guerre delle materie prime” Giorgio Nebbia
“Le nuove guerre del petrolio” Michael T.Klare su “Internazionale”
Ma in particolare perché l’energia per la guerra è così
importante?
Fondamentalmente gioca un triplice ruolo:
- La costruzione dei mezzi: navi, aerei, mezzi di trasporto terrestri, infrastrutture di supporto;
- La costruzione delle armi: Armamenti per i soldati, macchine da combattimento e assedio (nel medioevo), cannoni, armi da fuoco, proiettili, bombe, armi chimiche, armi nucleari…;
- La ricostruzione di ciò che è andato distrutto durante la guerra: dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale in poi si può parlare di “guerra globale” ossia che coinvolgeva non solo gli eserciti ma anche le popolazioni ed intere economie di paesi.
L’obiettivo di questo post però e andare a vedere qual’era
il ruolo che nelle guerre ha avuto l’impiego del carbone.
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La produzione di carbone inglese |
Mi sono interessato nella ricerca in modo particolare alle
vicende dell’approvvigionamento carbonifero Italiano.
Fino alla conclusione del primo conflitto mondiale il
carbone italiano era quasi completamente di origine britannica che, grazie a
questa connessione con l’Italia, aveva un punto d’appoggio privilegiato per le
sue mire espansionistiche verso il nord Africa.
Alla fine della guerra però l’economia italiana si
trovava sull’orlo del baratro e questo indusse all’importazione anche di
carbone tedesco perché la Gran Bretagna non poteva più esportarlo in modo così
massiccio. Comunque si è visto poi che anche la fornitura tedesca non è stata
sufficiente per risanare l’economia Italiana che non si è mai veramente
ristabilita fra la prima e la seconda guerra mondiale.
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L'importazione italiana di carbone (Si può notare l'interruzione delle forniture inglesi in coincidenza con la missione etiope) |
Poi nel 1935 l’Italia si lanciò nella missione Etiope.
Questa fu vista come un insulto alla Gran Bretagna che sospese le forniture di
carbone.
La reazione del governo fu quella di adottare politiche
autarchiche, che costituivano principalmente propaganda, con il tentativo di
sviluppare miniere di carbone italiane.
Questo però fu di fatto impossibile perché l’Italia era
povera di carbone e le poche miniere della Sardegna coprivano a stento il 10%
del fabbisogno energetico del paese.
Il giornalista italiano Ridolfo Mazzucconi scrisse nel 1940 della
reazione inglese all’invasione dell’Etiopia.
In uno stralcio dei suoi articoli si poteva leggere: “L'Inghilterra ordinò, con provvedimento repentino, la sospensione dell'inoltro di carbone tedesco a noi diretto via Rotterdam. In compenso, si offrì di sostituire la Germania nelle forniture di carbone: ma il servizio era subordinato a condizioni tali che accettarli sarebbe stato aggiogarsi al carro dell'interesse politico britannico e pregiudicare nel modo più grave la nostra preparazione bellica. Il governo fascista rispose con la dovuta bruscheria.”