martedì 11 giugno 2013

Uniformi e macchine da cucire

“Stavano cucendo uniformi dell’esercito inglese,
Pubblicità "Singer" risalente agli anni dell'operazione libica,
ne mostra l'utilizzo al campo militare
a migliaia, giubbe e calzoni. Giorno dopo giorno, i tagli di stoffa color cachi arrivavano da una fabbrica nella strada accanto, grossi scatoloni di cartone pieni di maniche, dorsi e gambe; loro li cucivano e li mandavano in un’altra piccola fabbrica, dove facevano le asole e attaccavano i bottoni. Eranopagate a seconda di quanti pezzi riuscivano a finire.
[…]
Mannie aveva
imparato il mestiere da suo padre, poi aveva messosu un’impresa più ambiziosa.
La guerra era una manna per i suoi affari. Da
agosto a Natale si erano arruolati come volontari un milione di uomini, e ognuno aveva 
bisogno di un’uniforme. Mannie stava reclutando
tutte le cucitrici che riusciva a trovare.”
(da “La caduta dei Giganti – pag 399”)
Il prototipo di Thimonnier


Anche se stabilirne la paternità è complicato le macchine da cucire risalgono alla seconda metà del diciottesimo secolo ma, la prima veramente funzionate, fu quella creata nel 1830 dal sarto francese Barthelemy Thimonnier.

Qual’ è il legame fra la macchina da cucire e il mondo della guerra?
Una delle prime macchine
da cucire "Singer"
In realtà è una relazione molto stretta infatti Thimonnier con la sua invenzione ebbe successo grazie ad un contratto con l’esercito francese per una produzione che poteva contare su 80 macchine per preparare le uniforme militari. La sua macchina poi andò distrutta e dopo molti giochi di brevetti e privilegi,
specialmente negli USA, si arriva al 1854 quando Elias Howe e Isaac Singer, uscenti da una lotta legale, fondarono un’ industria di macchine da cucire il cui marchio divenne famoso in tutto il mondo.
Le macchine da cucire dell’800 naturalmente erano tutte ad azionamento manuale ed erano “concepite per essere installate sulle stesse casse da imballaggio in cui venivano trasportate;  una rudimentale barra d'accoppiamento collegava il pedale alla ruota ingranata al bilico.”(1)
Le macchine a cucire di un tempo erano spesso decorate; occorre notare anche però che la produzione non
si focalizzava soltanto negli usa. Parallelamente infatti nasce il noto marchio PFAFF in Germania nel 1862 che vantava una velocità di cucitura di 200 punti al minuto mentre in Italia arrivano la Necchi nel 1919 (pubblicizzata “Vigor”) e la Borletti (che adottava lo slogan “punti perfetti”).

Il romanzo, La caduta dei giganti, ci porta con Ethel, giovane gallese, in una sartoria militare degli ultimi momenti antecedenti lo scoppio della guerra dove si stanno cucendo le uniformi dei soldati inglesi.
Il soldato britannico che entrava in guerra indossava un modello di uniforme militare costituito da una tunica di lana spessa di colore verde kaki (simile all’attuale verde militare). Era dotato di varie tasche per gli oggetti del soldato e le asole per il trasporto delle armi in dotazione. I vari scudetti rappresentativi del rango del soldato venivano cuciti o sulla spalla, nel caso in cui si trattasse di un ruolo di rilievo in un particolare reggimento, oppure sulla metà inferiore della manica per i gradi di ufficiale.
Inoltre il soldato aveva in dotazione anche una gavetta, una bisaccia dove conteneva effetti personali e una cintura di cuoio in cui portare le munizioni. Sulla cintura di cuoio si vedeva impresso il marchio “M. E. Co” ossia il nome dell’azienda Mills Equipment Company.

La Mills lavora già dal 1906 per l’esercito britannico quando riceve un ordine di prova di 1300 uniformi. Quest’ultimo, soddisfatto del risultato ottenuto, commissiona alla Mills Company la produzione delle divise che comincia nel 1908 su questo nuovo modello, indossato in tutta la prima metà della guerra, chiamato “Web Equipment, Pattern 1908”.


Fonti:

Nessun commento:

Posta un commento